Già da una prima lettura, tre cose mi sembrano interessanti:
1) Il Piano Nazionale sottolinea la centralità della tutela del whistleblower, ai fini della prevenzione della corruzione.
2) Il Piano Nazionale consiglia di gestire il rischio di corruzione sulla base dei principi e delle linee guida della norma ISO 31000, una norma internazionale per il risk management, che anch'io sto studiando e approfondendo da un paio d'anni. Si tratta di uno standard poco diffuso in Italia, ma che (a differenza di altri) non è certificabile, e quindi è a costo zero per le amministrazioni pubbliche (che devono solo adattare ad essa il loro modo di gestire il rischio).
3) Il Piano Nazionale fornisce alcune indicazioni, per determinare la GRAVITA' E LA PROBABILITÀ' dei comportamenti illeciti. In particolare, la PROBABILITÀ' è definita in base alla "discrezionalità", alla "rilevanza esterna", alla "complessità", al "valore economico" e alla "frazionabilità" dell'attività in cui il comportamento ha luogo. Invece la GRAVITA' è definita in base ai costi "organizzativi", "economici" e "reputazionali" che il comportamento a rischio può determinare.
Adesso, bisogna solo aspettare che la CiVIT approvi il PNA, per poter leggere il testo integrale.
Ad ogni modo, nei prossimi mesi, eventuali attività di formazione e studio (tipo tavoli di lavoro), in tema di prevenzione della corruzione, potrebbero certamente concentrarsi sui temi seguenti:
1) Formazione sul whistleblowing (rivolta ai segretari comunali e agli altri soggetti coinvolti nella prevenzione della corruzione nei comuni): come introdurlo e gestirlo correttamente nell'ambito delle pubbliche amministrazioni.
2) Formazione sulla ISO 31000 (rivolta ai segretari comunali e agli altri soggetti coinvolti nella prevenzione della corruzione nei comuni): Principi, Struttura di Riferimento per la Gestione del Rischio e Processo di Gestione del Rischio.
3) Determinazione del livello di rischio di corruzione (inteso come combinazione di PROBABILITÀ E CONSEGUENZE dei comportamenti illeciti'): individuazione di parametri e valori per il calcolo del livello di rischio.
Il P.N.A, infine, parla anche di formazione dei dipendenti pubblici, prevedendo una formazione generale sui temi dell'etica e dell'integrità.
L'integrità può essere intesa come "legalità"+ "valori chiave specifici della pubblica amministrazione": l' OCSE da alcuni anni ha avviato una riflessione specifica su questo tema ed ha elaborato anche delle indicazioni per gestire l'integrità all'interno delle organizzazioni pubbliche
Per quanto riguarda l'etica ... sono sempre dell'idea che un'etica, in grado di spiegare "perché" la corruzione debba essere bandita dalla pubblica amministrazione, deve essere ancora elaborata: l'etica "classica" (da Platone a Kant) non è affidabile. Alcuni spunti per la costruzione delle nuova etica possono essere desunti dal pensiero di filosofi contemporanei come Sartre, Jonas e Badiou. Nel tempo libero sto studiando il pensiero di questi "giganti", sperando un giorno di riuscire a salire sulle loro spalle, per vedere un po' più lontano, oltre la nebbia della rassegnazione... impresa questa che mi pare, insieme, titanica e appassionante.
Lunga vita alla legalità ;-) !!!!
Scritto da Andrea Ferrarini (Consulente Modelli Organizzativi ex d.lgs 231/2001)
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