domenica 28 ottobre 2012

2. SISTEMI DI GESTIONE DEI PARTITI POLITICI


2.1 Oggetto dei sistemi di gestione politica
I sistemi di gestione sono “architetture teoriche” che permettono ad una organizzazione di progettare organigrammi, responsabilità, risorse (umane, tecnologiche, informative) e procedure, al fine di controllare alcuni aspetti associati alla struttura organizzativa e alla gestione dei processi aziendali.
I sistemi di gestione si differenziano sulla base al loro oggetto, vale a dire in base a ciò che aiutano a gestire. Esistono sistemi di gestione della Qualità, sistemi di gestione Ambientale, sistemi per la gestione della Sicurezza sul Lavoro, sistemi per la gestione della responsabilità sociale. Questi sistemi possono avere degli standard internazionali di riferimento, che definiscono i requisiti minimi, per implementare un sistema di gestione efficace, efficiente e in continuo miglioramento. ISO 9001 (Qualità), ISO 14001 (Ambiente), OHSAS 18001 e UNI-INAIL (Sicurezza sul lavoro), SA 8000 e ISO 26000 (Responsabilità Sociale d’Impresa) sono tutti esempi di standard internazionali associati a specifici sistemi di gestione.
Per quanto riguarda la prevenzione dei reati, sono da segnalare i Modello di Organizzazione e Gestione previsti dal d.lgs. 231/2001 (MOG 231), per la gestione della responsabilità amministrativa dipendente da reato. Si tratta di sistemi di gestione che non hanno uno standard internazionale, ma i cui requisiti di efficacia sono stabiliti dalla normativa, dalle sentenze dei tribunali, dalle Linee Guida di Confindustria e da altre linee guida di associazioni di categoria approvate dal Ministero della Giustizia.
A questo punto, diventa interessante capire quali requisiti debbano avere i sistemi di gestione politica.
Tali sistemi, come abbiamo visto, devono avere come oggetto gli obiettivi dei partiti politici. Quindi, devono aiutare a gestire (=raggiungere):
  • Gli obiettivi di consenso
  • Gli obiettivi di governo
Il sistema di gestione deve tenere conto del fatto che possono intervenire degli eventi (scelte, azioni, congiunture economiche,  dinamiche sociali) in grado di influenzare (in positivo o in negativo) il raggiungimento degli obiettivi dei partiti politici. Per esempio:
1.       La commissione di illeciti da parte degli iscritti al partito possono influire negativamente sugli obiettivi di consenso;
2.       La trasparenza nei processi elettivi (per esempio la scelta dei candidati) può influire positivamente sugli obiettivi di consenso
3.       La “pressione” esercitata dagli interessi degli stakeholders (gruppi di cittadini, associazioni di categoria, sindacati, altre organizzazioni politiche, ecc.…) possono influire, in positivo o in negativo sugli obiettivi di governo
4.       L’andamento dell’economia o la disponibilità di risorse finanziarie possono influire (in positivo o in negativo) sugli obiettivi di governo
La mancata conoscenza degli eventi che influiscono sugli obiettivi di un partito politico genera una situazione di incertezza sugli obiettivi, nella quale il partito si ritrova a definire i programmi di governo, a scegliere i candidati, ad organizzare campagne elettorali senza però sapere quali scelte, quali azioni, quali congiunture economiche o dinamiche sociali possono favorire od ostacolare l’attività di governo e la formazione del consenso.
L’incertezza sugli obiettivi ha, come effetto, lo scostamento (in positivo o in negativo) dai risultati attesi dal partito, nel momento in cui gli eventi non conosciuti si verificano. Ecco due esempi di effetti dell’incertezza sugli obiettivi:
  1. Un partito raggiunge risultati elettorali inattesi, senza sapere esattamente chi lo ha votato e perché.
  2. Il Sindaco di un Comune si rende colpevole di gravi illeciti e risulta aver favorito una organizzazione di stampo mafioso. Questo fatto conduce al commissariamento del Comune, all’arresto del Sindaco, con danno all’immagine e perdita dei consensi per la coalizione di partiti della maggioranza che lo hanno sostenuto.
Nel primo caso l’ incertezza è dovuta al fatto che il partito non riesce ad individuare i suoi potenziali elettori e, quindi,  è indotto a sottostimare il proprio risultato elettorale. L’effetto dell’incertezza è un risultato elettorale superiore alle previsioni. Questo effetto è in se stesso, un fatto positivo. Tuttavia, il partito, non conoscendo i propri elettori, rischia di non compiere scelte di governo nel loro interesse. Chiaramente, in questo caso il partito raggiunge gli obiettivi di consenso, ma rischia di non centrare gli obiettivi di governo.
Nel secondo caso invece, l’incertezza potrebbe derivare dal fatto che la coalizione di partiti non sapeva che il sindaco fosse dedito ad attività illecite. L’effetto dell’incertezza è la perdita di consenso e della gestione dell’attività di governo. Ovviamente, potrebbe non essere possibile, per un partito politico, prevedere la commissione di illeciti da parte dei propri candidati. Tuttavia, i rischi associati all’illegalità sono talmente alti (l’illegalità interferisce con gli obiettivi di consenso e di governo), che un partito politico dovrebbe in tutti i modi (anche attraverso l’emissione di codici etici e di un sistema interno di sanzioni) cercare di caratterizzare il “profilo di rischio” dei propri candidati ed eletti a svolgere cariche pubbliche, escludendo i soggetti potenzialmente a rischio di reato.
Da quanto detto fin qui, risulta chiaro che il sistema di gestione di un partito politico deve anche essere un sistema di gestione del rischio. Per semplicità, in questa sede, ci limiteremo a considerare la gestione del rischio di governo e del rischio di consenso, che consideriamo il rischio politico in senso stretto.   
Esiste uno standard che può essere associato ai sistemi di gestione degli obiettivi politici, che sono anche sistemi di gestione del rischio politico (così come, ad esempio, lo standard ISO 9000 è associato ai sistemi di gestione della qualità)?
La risposta è fortunatamente affermativa.  Esiste, infatti, la normativa ISO 31000 (Principi e Linee Guida per la Gestione del Rischio), che definisce il rischio proprio come effetto dell’incertezza sugli obiettivi e considera un sistema di gestione del rischio come un sistema che ottimizza il raggiungimento degli obiettivi aziendali, riducendo l’incertezza. A tale standard ho scelto di riferirmi, per delineare i requisiti di un sistema di gestione del rischio politico    
2.2 Architettura di un sistema di gestione del rischio politico
Come ho sottolineato in precedenza, i sistemi di gestione sono “architetture teoriche”, vale a dire modalità di pensiero e di analisi, che possono essere applicate ai processi che sono messi in pratica  dalle organizzazioni.
In analogia con quanto proposto dalla ISO 31000, l’architettura di un sistema di gestione del rischio politico si basa su tre “Pilastri”: 
  • I Principi per la gestione del rischio
  • La Struttura gestionale di riferimento
  • Il Processo di gestione del rischio

2.2.1 Principi per la gestione del rischio
I principi sono forniti direttamente dalla norma ISO 31000 e servono per caratterizzare il sistema di gestione del rischio politico, che dovrà, ad esempio, “contribuire i maniera dimostrabile al raggiungimento degli obiettivi”, in termini di rispetto dei requisiti cogenti, consenso presso l’opinione pubblica, efficienza, governante e reputazione; essere parte integrante di tutti i processi del partito; aiutare a fare scelte “consapevoli” e “distinguere tra linee di azione alternative”; affrontare l’incertezza; ed individuare “capacità, percezioni, aspettative” delle persone interne ed esterne al partito, che possono facilitare o impedire il raggiungimento degli obiettivi di consenso e di governo.
 
2.2.2 Struttura gestionale di riferimento
Nel definire la struttura gestionale di riferimento, il partito individua e definisce i valori, le responsabilità e le risorse (culturali, umane e tecnologiche) per la gestione del rischio politico. Come suggerito dalla ISO 31000, la struttura gestionale:
  • Definisce la “cultura politica” del partito ed il contesto in cui l’attività politica si concretizza, anche in relazione all’ambiente sociale e culturale e alle aspettative dei portatori di interesse esterni (elettorato, associazioni di categoria, ecc…), ed interni (iscritti, simpatizzanti, eletti, ecc … );
  • prevede un Manifesto per la legalità, le scelte di governo e lo sviluppo socio-economico che definisca chiaramente l’impegno del partito a realizzare la propria attività politica e di governo, garantendo, allo stesso tempo, il rispetto della legalità ed il rispetto degli interessi e dei bisogni espressi dal contesto economico e sociale; 
  • individua i soggetti responsabili della gestione del rischio, definendo anche modalità di separazione dei poteri, per evitare eventuali situazioni di monopolio;
  • definisce le risorse umane, finanziarie, tecnologiche e informative necessarie ad una efficace ed efficiente gestione del rischio politico;
  • prevede un Piano di Gestione del Rischio Politico, per assicurare l’integrazione della gestione del rischio in tutti i processi chiave del partito (tale Piano può essere strutturato sul modello dei Modelli di Organizzazione e Controllo previsti dal d.lgs. 231/2001);
  • individuare meccanismi di comunicazione e consultazione con i portatori di interesse (stakeholders) interni ed esterni.
La Struttura Gestionale di Riferimento permette, al partito, di realizzare in modo efficace il processo di gestione del rischio e, una volta progettata, deve essere attuata, monitorata, esaminata e costantemente migliorata nel tempo.

2.2.3 Processo di gestione del rischio
Il processo di gestione del rischio è il “cuore” del sistema di controllo qui proposto: un cuore che “pulsa” all’intero della struttura gestionale di riferimento del partito politico (2.2.2). Attraverso il processo di gestione del rischio, un partito può identificare, analizzare, ponderare e trattare gli eventi che possono influenzare (in positivo o in negativo) gli obiettivi di consenso e di governo; riducendo gli effetti dell’incertezza sugli obiettivi.
Il processo di gestione del rischio è, innanzitutto, una attività di tipo conoscitivo e valutativo, in quanto permette di individuare le cause e le conseguenze degli eventi che possono avere un impatto sugli obiettivi di consenso e di governo, nonché la gravità di tali eventi. Un partito dovrebbe conoscere e valutare tutte le fonti di rischio politico, ma non è detto che debba trattare allo stesso modo tutte le fonti di rischio individuate. In particolare, il trattamento del rischio può essere (ed è, nella maggior parte dei casi) parziale: si interviene sulle fonti di rischio giudicate più immediate, verosimili e gravi; lasciando da parte gli eventi considerati meno rilevanti.
La gestione del rischio presuppone delle scelte e, quindi, la responsabilità di stabilire dei criteri di rischio condivisi. Per questo motivo, la ISO 31000 raccomanda di definire (prima di procedere alla valutazione del rischio):
  • gli strumenti di rilevazione e misurazione del rischio;
  • i criteri per determinare la verosimiglianza degli eventi, vale a dire i criteri per determinare se è più o meno probabile che un evento si realizzi;
  • Il livello di propensione al rischio del partito e degli stakeholders;
  • La nozione di rischio accettabile.
La definizione di tali strumenti, criteri, limiti ed aspettative avviene nella fase iniziale del processo di gestione del rischio, all’interno del componente denominato Definizione del Contesto.
Le restanti fasi (e i componenti che le descrivono) saranno analizzate nel prossimo paragrafo.

2.3 Fasi del Processo di Gestione del rischio
La Norma ISO 31000 struttura il processo di gestione del rischio in 5 componenti:
  1. Comunicazione e consultazione
  2. Definizione del Contesto
  3. Valutazione del Rischio
  4. Trattamento del rischio
  5. Monitoraggio e riesame
Figura 1 - Processo di gestione del rischio (componenti)

Come indicato nella Figura 1, Definizione del Contesto, Valutazione del Rischio e trattamento del Rischio sono tre componenti che prevedono un flusso di attività di tipo lineare e uni-direzionale: non è possibile trattare un rischio che non sia stato valutato, e non è possibile valutare un rischio senza conoscere il contesto dal quale esso emerge, si può concretizzare e deve essere affrontato. Invece, Comunicazione e Consultazione è un componete trasversale, che deve intervenire in tutte le fasi del processo di gestione del rischio, affinché i componenti del partito e “i portatori di interesse comprendano su quali basi sono prese le decisioni e la ragione per cui sono richieste particolari azioni” (iso 31000,... ). Anche il componente Monitoraggio e Riesame è trasversale e, inoltre, attraverso questo componente, è possibile iterare all’infinito il processo di gestione del rischio
Il componente Definizione del Contesto è stato in parte trattato nel paragrafo 2.2.3 e, per motivi di tempo, non sarà ulteriormente approfondito. Vale la pena, invece, soffermarsi sui componenti previsti dalla norma iso 31000 per la attività di  valutazione e trattamento del rischio
2.3.1 Valutazione del Rischio (Risk Assessment)
La valutazione del rischio si realizza attraverso una serie di attività:
  • L’individuazione del rischio, nella quale sono identificati ed elencati gli eventi che possono avere conseguenze sugli obiettivi del partito; nonché le aree di impatto, le cause e le conseguenze di tali eventi (nel caso di un partito politico, sono particolarmente rilevanti gli eventi associati  a scelte di governo, comportamenti individuali e modifiche del contesto socio-economico);
  • L’analisi del rischio, nella quale si studiano le cause e le conseguenze degli eventi che possono influenzare il conseguimento deli obiettivi, cercando di determinare il livello di rischio associato a ciascun evento, sulla base della sua verosimiglianza (vale a dire la possibilità che tale evento accada) e la gravità delle sue conseguenze, ;
  • La ponderazione del rischio, nella quale il “livello di rischio” associato a ciascun evento è “relativizzato al contesto”, rapportandolo ai criteri di rischio e alla propensione al rischio dell’organizzazione, per individuare su quali eventi è necessario intervenire prioritariamente.
In sintesi, l’ Analisi del Rischio riduce l’incertezza sugli obiettivi, in quanto porta il partito politico a caratterizzare gli eventi che possono avere un impatto sugli obiettivi di consenso e di governo e ascegliere quali rischi sono più rilevanti, in relazione ai propri criteri e alla propria propensione al rischio.
2.3.2 Trattamento del rischio
Trattare il rischio significa, finalmente, scegliere quali protocolli, procedure, norme, strumenti, responsabilità attivare (nell’ ambito della Struttura Gestionale di Riferimento) per ridurre la significatività del rischio, con l’obbiettivo di annullarla o riportarla ad un livello accettabile dal partito politico.
Il rischio può essere trattato:
·         Evitando il rischio, cioè rinunciando ad intraprendere l’attività che comporta l’insorgere del rischio (questa soluzione, per esempio, è la più opportuna per trattare il rischio di attività illecite);
·         Rimuovendo la fonte di rischio;
·         Rendendo meno probabile l’insorgenza degli eventi rischiosi (a questo servono le procedure di controllo);
·         Riducendo le conseguenze degli eventi rischiosi;
·         Condividendo il rischio con altri soggetti
·         Trasferendo il rischio ad una terza parte, che accetti di farsi carico delle conseguenze negative associate al rischio (è quello che accade, ad esempio, quando si stipula una assicurazione contro gli incendi)

L’ultima ipotesi di trattamento non è così aliena dalle dinamiche della politica. Per esempio, il Governo Tecnico di Mario Monti è nato proprio perché tutti i partiti politici hanno deciso di trasferire su un gruppo di Ministri-tecnici il rischio della perdita del consenso,  legato all’adozione di scelte di governo impopolari ma necessarie al paese.
Le soluzioni per il trattamento del rischio devono essere attuate (attraverso Piani di Gestione del Rischio), all’interno della Struttura Gestionale di Riferimento, cioè utilizzando le responsabilità, i poteri, gli strumenti e i flussi di comunicazione con gli stakeholders in essa definiti.
Un partito politico dovrebbe, infine, periodicamente valutare gli esiti del trattamento del rischio e riattuare il processo di gestione del rischio, per analizzare il livello di rischio residuo, identificare nuovi rischi emergenti ed aggiornare i propri protocolli.
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Scritto da Andrea Ferrarini (Consulente Modelli Organizzativi ex d.lgs 231/2001)
cell. 3472728727 - andreaferrarini@inwind.it

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