Considerando
l’importanza che questa proposta (per le ricadute che può avere sull’accesso al
credito delle imprese in un periodo di crisi), proverò a fare il punto
sull’argomento rating di legalità.
1. La situazione italiana: le leggi e “il tempo della crisi”.
Viviamo in un periodo di crisi: lo sanno tutti. Se ne parla ogni giorno di più … anch’io me ne accorgo: mi occupo di consulenza alle aziende, per la definizione e l’adozione di modelli di prevenzione dei reati ex. D.lgs 231/2001 (Modelli 231) per le piccole e medie imprese. Ed è sempre più difficile, per me, trovare aziende in grado di investire in tali sistemi di gestione del rischio di reato. Proprio a causa della crisi economica.
Ma …
non tutte le aziende sono in crisi: è ormai assodato che le mafie (soprattutto in regioni come la Lombardia) riciclano i
proventi delle loro attività illecite in attività economiche, in vari settori:
edilizia, costruzioni, commercio, ecc … E tali attività, anche in tempo di
crisi, non sono in crisi, grazie al grande apporto di capitali “sporchi”, che
vi vengono immessi, per essere “ripuliti”.
Si
tratta di una situazione un po’ paradossale: una situazione in cui la legalità non paga e in cui
sembrerebbe che, invece, che l’illegalità
sia una risorsa. Anche l’impianto normativo non è di aiuto: il d.lgs.
231/2001, che definisce la responsabilità penale delle imprese, individua nei
modelli organizzativi e di gestione (Modelli 231) lo strumento per promuovere
una cultura di impresa eticamente e socialmente responsabile … peccato che le
aziende oneste non abbiano i soldi per pagarselo, un Modello 231. Mentre per le
aziende che vengono a patti con le mafie le sanzioni del d.lgs. 231/2001
rappresentano un “rischio d’impresa” … un rischio che, magari,può essere
gestito dotandosi di un Modelli 231.
Col
risultato che, in tempo di crisi, la legge sembra premiare i disonesti …
2. L’accesso al credito in Italia: Basilea e “il tempo di crisi”
Quanti sono gli Accordi di Basilea? Credo tre … ho un po’perso il conto. Ma ho l’impressione che tutta una serie di problemi per le imprese siano nati con Basilea 2 e non possano che peggiorare strada facendo.
Gli
Accordi di Basilea, pensati per dare affidabilità e stabilità al sistema
bancario, hanno avuto, come tutte le medicine, un effetto collaterale: hanno
reso più difficile l’accesso al credito da parte delle imprese.
Il
“cuore” del problema è rappresentato dal rating:
prima di concedere un prestito, le banche devono valutare il rischio di credito del debitore, vale a dire la
capacità dell’impresa, che chiede un prestito, di ripagare il proprio debito in
futuro. Se l’azienda ha un rating elevato
(la famosa AAA) il finanziamento costa meno. Se il rating è basso il finanziamento costa di più. Le classi di rating
vanno da AAA a D, passando per una serie di classi intermedie (per esempio A o
BBB o CC).
Il rating di una azienda si abbassa
notevolmente, nel caso in cui l’azienda risulti essere “sensibile ad avverse condizioni
economiche o a congiunture economiche sfavorevoli”. Ora, in tempo di crisi, in
una crisi profonda come quella che stiamo vivendo, quali aziende non sono
“sensibili” alla congiuntura economica sfavorevole? Certamente pochissime. E
così, sempre più aziende vedono abbassarsi il proprio rating e devono pagare
interessi sempre più alti per ottenere dei prestiti dalle banche,oppure si
vedono negato del tutto il prestito.
3. La proposta di Montante.
Nel quadro desolante delineato in precedenza, (cioè in una Italia in cui le imprese oneste hanno meno disponibilità economica delle imprese colluse con le mafie e si vedono, per giunta, negare l’accesso al credito), il 28 gennaio 2012 Antonello Montante ha lanciato la sua proposta: cambiare le regole del gioco, considerare la legalità come indicatore positivo del rischio di credito. Assegnare un rating più alto alle aziende “che investono e vivono nei mercati grazie a processi di legalità e a codici anti-corruzione”, facilitando il loro accesso al credito bancario.
La
proposta, recepita dall’Associazione Bancaria Italiana e dal Parlamento è confluita
nella legge 27/2012
4. La legge 27/2012 e l’istituzione del rating di legalità per le imprese
La Legge 27/2012 (la legge di conversione del Decreto Liberalizzazioni), all’articolo 5-ter,ha attribuito all'Autorita' Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) il compito di segnalare al Parlamento le modifiche normative necessarie “al fine di promuovere l’introduzione di principi etici nei comportamenti aziendali”, e di procedere, “in raccordo con i Ministeri della giustizia e dell'interno, alla elaborazione di un rating di legalita' per le imprese operanti nel territorio nazionale;”. Il medesimo articolo stabiliva che del rating attribuito si dovesse tenere conto in sede di concessione di finanziamenti pubblici da parte delle pubbliche amministrazioni, nonche' in sede di accesso al credito bancario.
L’articolo
5-ter della L. 27/2012, se da un lato accoglieva la proposta di Montante,
dall’altro sollevava un problema: leggendolo, sembrava di capire che all’ Antitrust fosse stato assegnato il compito di assegnare un rating di legalità a tutte le imprese italiane … una specie di fotografia del livello di legalità
dell’intero sistema economico nazionale. Ma su quali basi poteva essere
realizzata questa valutazione globale? E con quali tempistiche? Con queste
premesse, il rating di legalità sembrava
destinato a restare lettera morta …
5. Le modifiche apportate dalla legge 62/2012
I dubbi sono stati (in parte) chiariti dalla legge 62/2012, che, nata per convertire in il Decreto Legge sulle commissioni bancarie, è stata poi estesa ad altri ambiti, sempre inerenti l’attività degli istituti di credito.
(Mi si permetta un inciso: una volta erano di moda i Testi Unici … adesso vanno di moda le “leggi minestrone”: saranno anche cambiati i tempi, ma non si possono emettere norme che parlano di mille cose diverse – introducendo modifiche in tutti gli ambiti possibili e immaginabili – e poi pretendere che il cittadino conosca la legge …).
Così il rating di legalità, introdotto da una legge sulle liberalizzazioni (il nesso non è chiaro), è stato modificato da una legge sulle banche (e in questo caso il nesso è più chiaro).
La
Legge 62/2012 stabilisce che solo le aziende con un fatturato di almeno 2
milioni di Euro (riferito alla singola impresa o al gruppo di appartenenza ) potranno
richiedere il rating di legalità all’Antitrust e che, al fine dell’attribuzione del rating, potranno essere chieste
informazioni a tutte le pubbliche amministrazioni.
Inoltre,
la legge ribadisce che del rating attribuito all’azienda si dovrà tener conto
in sede di concessione di finanziamenti da parte delle pubbliche
amministrazioni e in sede di accesso al credito bancario, aggiungendo che “gli
istituti di credito che omettono di tener conto del rating attribuito in sede
di concessione dei finanziamenti alle imprese sono tenuti a trasmettere alla
Banca d'Italia una dettagliata relazione sulle ragioni della decisione assunta”
La
legge 62/2012 è stata pubblicata in gazzetta ufficiale il 21 maggio 2012. Il
rating di legalità, però, non sarà immediatamente in vigore. Infatti, entro
90 giorni l’Antitrust dovrà definire i criteri e le modalità per il calcolo
del rating e Il Ministero dell’ Economia e delle Finanze dovrà emettere
un decreto, definendo le modalità «agevolate» di finanziamento pubblico e accesso
al credito, riservate alle aziende che dispongono di un rating di legalità
5. Rating di legalità: priorità e criteri di calcolo … l’opinione del ministro …
Dunque, è stato chiarito che il rating di legalità sarà uno strumento volontario, di cui le aziende potranno servirsi, per agevolarsi nei rapporti con le banche e le pubbliche amministrazioni.
E’ quindi di primario interesse, per le
impresa, sapere quali saranno i criteri che, in futuro, l’ Antitrust utilizzerà
per definire loro il rating di legalità.
Non ci sono ancora, purtroppo, indicazioni certe in merito
Tuttavia, il Ministro della Giustizia Paola
Severino, già nel mese di marzo, aveva espresso la propria opinione sul rating
di legalità, definendolo “una
proposta estremamente seria che riguarda non soltanto le imprese che rifiutano
di pagare il loro terribile tributo alla mafia, ma anche le imprese che
si dotano di modelli di organizzazione idonei a
prevenire il reato”, vale a dire le imprese che si sono dotate di
Modelli 231 finalizzati alla prevenzione dei reati di criminalità organizzata.
Se tale orientamento fosse confermato
dall’ Antitrust, molto probabilmente, quindi, in futuro le aziende che si doteranno
di Modelli 231 potranno ottenere un rating
di legalità più alto ed accedere più facilmente a finanziamenti pubblici e
al credito bancario.
Stiamo a vedere … vi terrò informati
Scritto da Andrea Ferrarini (Consulente Modelli Organizzativi ex d.lgs 231/2001)
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