Hanno ricominciato a litigare come due vecchi amanti … i
Cittadini e la Politica. E come vecchi amanti, ritornano spesso sullo stesso
argomento: il finanziamento pubblico dei Partiti. Qualcuno chiede di riformarlo, qualcun altro
di abolirlo.
E in questa stagione di governi tecnici e di crisi finanziaria, di
riforme, di valori (e di vite) che annegano nella recessione, si sta facendo
strada, ancora una volta, l’idea che della Politica si possa fare a meno. Che i
Partiti se la cavino da soli, dicono in molti, che si facciano finanziare dalle
Lobby che sostengono, o dai simpatizzanti con il 5 per mille. E se non ce la
fanno, che chiudano i battenti: tanto non è la politica che salva il Paese. Il
Paese lo salvano i Tecnici al Governo. O i Sindacati e i Movimenti che occupano
le piazze. A seconda dei gusti di ognuno.
Non mi sembra una gran bella idea … credo anch’io che la Politica
abbia “perso la bussola” della consapevolezza e dei valori. Che dum Romae
consulitur, Saguntum expugnatur.
Che qualcosa vada cambiato. Ma non farei mai rottamare un’automobile che
funziona male, prima di averne acquistata una nuova … a meno che preferisca
restare a piedi!
Fino ad oggi,
nessuno è ancora riuscito ad inventarsi una Democrazia senza Partiti: quando il
confronto politico viene meno e i problemi si risolvono invadendo le Piazze, si
può fare al massimo una Rivoluzione che, purtroppo, è spesso l’anticamera di
una Dittatura …
I Partiti Politici
sono uno strumento imperfetto (come spesso lo sono le cose umane), per
garantire la pluralità delle idee. E in questo modo, sono un perfetto antidoto
ai Totalitarismo (che è sempre la dittatura di una idea, di un ideale, di un
interesse o di una classe sociale).
Credo sia giusto,
direi anche etico, che i Cittadini di uno Stato finanzino e tutelino il proprio
imperfetto strumento per garantirsi dal male peggiore di una dittatura: i
Partiti non devono scomparire, devono solo funzionare meglio. Devono
responsabilizzarsi, imparare a gestire correttamente i soldi pubblici di cui
sono beneficiari, al pari di qualunque altra impresa privata, associazione o
ente pubblico.
In quest’ottica,
potrebbe essere utile considerare l’ipotesi di estendere la responsabilità
penale degli Enti, sancita dal d.lgs 231/2001, alle organizzazioni politiche.
Il Decreto
Legislativo 231/2001 stabilisce che le aziende e le associazioni (anche prive
di personalità giuridica) rispondano per i reati compiuti dai loro
rappresentanti e dipendenti nel loro interesse, subendo sanzioni pecuniarie e,
nei casi più gravo, anche la sospensione della propria attività. Per non essere
ritenute responsabili, ed essere sanzionate, aziende e associazioni devono
dotarsi di modelli organizzativi e di controllo per la prevenzione dei reati, e
dimostrare che chi ha commesso il reato ha volutamente raggirato il modello,
agendo in contrasto con le procedure di legalità e la cultura dell’Ente.
Partiti Politici ed
Enti Pubblici non economici sono stati esclusi dal campo di applicazione del
d.lgs 231/2001 in quanto enti di rilievo costituzionale. Una scelta, a prima
vista, certamente sensata: non si può dare a un Tribunale la possibilità di
sospendere l’attività di un Partito o di un Ente Pubblico. Sarebbe una cura
peggiore del male.
Purtroppo,
l’esclusione degli Enti di rilievo costituzionale dal d.lgs 231/2001 non ha
consentito la diffusione, negli Enti Pubblici e nei Partiti Politici, dei
modelli organizzativi e di controllo e dei sistemi di prevenzione dei reati,
che invece si sono diffusi nelle imprese private.
Attualmente, la
Camera sta valutando un disegno di legge anticorruzione, che estenderebbe agli
Enti Pubblici l’obbligo di dotarsi di Piani di Prevenzione dei reati, sul
modello di quelli previsti proprio dal Il decreto legislativo 231/2001.
Allo stesso modo,
si potrebbe pensare di estendere il d.lgs 231/2001 anche alle organizzazioni
politiche, magari prevedendo che i Partiti rispondano dei reati commessi dai
loro esponenti e iscritti, a meno che non di dotino di modelli organizzativi e
di controllo finalizzati a prevenire le attività illecite.
Questa estensione
di responsabilità potrebbe legarsi ad una possibile riforma del sistema dei i
rimborsi elettorali, per esempio prevedendo la sospensione dei finanziamenti
pubblici, nel caso in cui siano compiuti reati nell’interesse di un Partito.
In tutti i casi,
l’estensione del d.lgs 231/2001 alle organizzazioni politiche non potrà mai
prevedere la possibilità di sanzioni interdittive: al di fuori dei casi già
consentiti dalla legge, e in tempo di pace, nessuno può imporre ad un Partito
Politico di sospendere la propria attività. Questo a garanzia, ancora una
volta, della nostra buona, vecchia e imperfetta Democrazia…
Scritto da Andrea Ferrarini (Consulente Modelli Organizzativi ex d.lgs 231/2001)
http://it.linkedin.com/in/andreaferrarini - andreaferrarini@inwind.it
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