Il sistema di gestione per i partiti politici è
stato esposto nel capitolo 2 in termini molto generali, facendo soprattutto
riferimento ai requisiti richiesti dalla norma ISO 31000 sul Risk Management. Nei prossimi paragrafi,
proverò a “calare” tale sistema entro alcuni temi e alcune problematiche
concrete.
3.1
Soluzioni che non funzionano
Recentissimi
fatti di cronaca hanno portato alla ribalta la necessità di controllare meglio
le scelte gestionali dei dirigenti delle Regioni, degli enti locali e dei loro
gruppi consiliari. Tuttavia, le soluzioni proposte dal Governo appaiono, in
certi casi, paradossali e inefficaci. In sintesi, le soluzioni ruotano tutte
attorno all’idea di aumentare il controllo riducendo l’autonomia gestionale e
la disponibilità finanziaria dei gruppi politici e degli amministratori locali;
e rafforzando le competenze e i poteri (di governo e di programmazione) dello
Stato, a discapito delle Regioni.
Tradotto
in termini di Risk Management, questo significa
gestire il rischio politico (e il rischio di dissesto della finanza pubblica),
agendo sulle conseguenze degli eventi
e trasferendo il rischio dalla
“periferia” (Regioni, Comuni e Province) al Centro (Corte dei Conti, Governo e
Parlamento), cioè allo Stato.
Agire sulle conseguenze
potrebbe essere sensato, in quanto il valore potenziale del danno economico
di reati come la corruzione o il peculato, diminuisce, se diventa marginale il
valore economico dei beni pubblici gestiti. Invece, trasferire il rischio allo Stato può essere utile, solo se lo Stato
è in grado di assicurare una migliore gestione del rischio. E su questo ho
forti dubbi. Un rischio non si gestisce “spostandolo” altrove, a meno che chi
riceve il rischio non sia una assicurazione. E lo Stato non è un’assicurazione.
Certamente, la diffusione di una cultura del risk management, che dia origine a
consapevolezza e a sistemi di controllo, fra gli amministratori di Regioni,
Province e Comuni sarebbe la soluzione più efficace. Questa possibilità
potrebbe concretizzarsi, in parte, con l’approvazione del ddl anticorruzione
(che prevede la diffusione di Piani anticorruzione in tutti gli enti pubblici)
… ddl anticorruzione che, purtroppo, i partiti stanno bloccando in Parlamento.
3.2 Processi-chiave
delle organizzazioni politiche.
Un sistema si gestione del rischio politico
dovrebbe concentrarsi soprattutto su seguenti processi-chiave messi in atto
fuori e dentro il partito:
- Processi
di produzione del consenso (elaborazione di idee, programmi e
progetti politici; rilevazione dei bisogni del contesto sociale ed
economico; rapporti con soggetti
esterni al partito; campagne di tesseramento)
- Processi
di selezione elettorale (individuazione dei candidati, scelta
delle alleanze, definizione di un programma di governo, gestione della
comunicazione elettorale)
- Processi
di governo (attività di scelta, controllo e indirizzo
dell’operato della pubblica amministrazione, esercizio del potere
legislativo ed esecutivo)
- Processi
di gestione economica e finanziaria (con particolare riguardo
alla gestione e alla contabilizzazione dei finanziamenti pubblici
utilizzati, a livello nazionale, regionale, provinciale e locale, dalle
unità organizzative del partito: segreterie, commissioni, gruppi
parlamentari e consiliari, ecc… )
- Processi
di formazione e informazione degli iscritti e dei simpatizzanti
(con particolare riferimento alla formazione sui temi della legalità)
3.3 Destinatari del
sistema di gestione.
I destinatari del sistema di gestione dovrebbero
essere tutti gli iscritti al partito e tutti coloro che, a nome del partito,
sono coinvolti (anche informalmente) nei processi-chiave elencati in
precedenza. I destinatari dovranno essere adeguatamente informati circa le
finalità, il contenuto e gli obblighi previsti dal sistema di controllo del
partito.
Una particolare attenzione dovrà essere posta,
affinché i rappresentanti del partito eletti presso organismi pubblici o
società pubbliche conoscano ed applichino i protocolli del sistema di gestione.
Per facilitare il monitoraggio/riesame sulla
diffusione, applicazione e adeguatezza del sistema di gestione, il partito
potrebbe decidere di dotarsi di un Organismo di Viglilanza, con
caratteristiche, poteri e responsabilità analoghi a quello previsto dal d.lgs.
231/2001
3.4 Sistema sanzionatorio.
Il sistema di gestione del rischio politico
potrebbe includere un sistema
sanzionatorio. Le sanzioni dovrebbero essere erogate:
·
Ai destinatari del sistema di
gestione, che non rispettano le procedure del sistema
·
Ai destinatari del modello che
compiono attività illecite.
Il sistema sanzionatorio (sistematicamente previsto
nei modelli di organizzazione e gestione ex. D.lgs. 231/2001) ha la funzione di
prevenire la messa in atto di condotte illecite. Come vedremo in seguito, le
condotte illecite sono eventi che
possono impattare negativamente sugli obiettivi di governo e di consenso del
partito. Quindi, il sistema sanzionatorio rappresenta una modalità di trattamento del rischio politico.
Le sanzioni dovrebbero essere graduali e
proporzionate e potrebbero includere:
1. Il richiamo verbale al rispetto dei principi e
delle procedure del sistema di gestione
2. Il richiamo scritto al rispetto dei principi e
delle procedure del sistema di gestione
3. L’incandidabilità temporanea
4. La esclusione temporanea dalle attività del partito
5. L’incandidabilità definitiva
6. L’espulsione del partito
Le sanzioni dovrebbero essere erogate attraverso un
processo trasparente, che (in caso di presunti illeciti di rilevanza penale)
dovrebbe essere avviato prima del rinvio
a giudizio o della condanna da parte dell’autorità giudiziaria, a tutela
dell’immagine del partito e per evitare perdite di consenso.
3.5
Eventi paradosso (EP)
Nel capitolo 2 abbiamo visto che il rischio è l’effetto dell’incertezza di
una organizzazione in relazione agli eventi
che possono influenzare i suoi obiettivi. Conseguentemente, il processo di
gestione del rischio sarà un processo di valutazione e trattamento degli eventi
che influenzano gli obiettivi, delle loro cause e delle loro conseguenze.
Un evento può avere delle conseguenze positive o
negative sugli obiettivi di una organizzazione. Ovviamente, uno stesso evento
può avere delle conseguenze positive su certi obiettivi, e negative su altri:
ad esempio, l’aumento della pressione fiscale per pareggiare il bilancio di uno
Stato, può avere conseguenze positive sugli obiettivi di stabilità, ma può
avere effetti negativi sugli obiettivi di consenso.
Possiamo anche ipotizzare, in astratto l’esistenza
di eventi che possono avere conseguenze negative e positive sul medesimo obiettivo, in tempi
diversi. Li chiameremo eventi paradosso,
perché, in modo apparentemente paradossale, tali eventi possono influire
positivamente sugli obiettivi di una organizzazione passando attraverso conseguenze negative o, viceversa, influire
negativamente sugli obiettivi passando
attraverso conseguenze positive.
Per chiarire, basterà un esempio: un investimento (ad esempio l’acquisto di
nuovi macchinari) può avere inizialmente conseguenze negative sul bilancio di una società, ma, col tempo, avrà delle
conseguenze positive, permettendo di
produrre meglio e con meno costi.
Possiamo scrivere EP( -,+) per indicare eventi
paradosso che hanno prima conseguenze negative e poi positive sugli obiettivi.
Gli investimenti, quindi, saranno EP(-,+). Invece, indicheremo con EP(+,-), gli
eventi paradosso che, al contrario, hanno conseguenze prima positive, ma poi
negative sugli obiettivi.
Un esempio di evento paradosso di tipo EP(+,-)
particolarmente rilevante, per la gestione del rischio politico, è
rappresentato dall’illegalità. Le
condotte illegali sono così diffuse in politica, proprio perché sembrano
accelerare il raggiungimento degli obiettivi di consenso e di governo: favorire
gli amici nell’assegnazione di
appalti e finanziamenti pubblici può sembrare un modo per circondarsi di
persone di fiducia; scendere a patti
con gli interessi di organizzazioni criminali che controllano l’economia e il
consenso elettorale di un territorio, può sembrare un modo per raggiungere più
facilmente posizioni di governo. Ma l’illegalità ha un costo: prima o poi, le
attività illecite saranno scoperte, con la conseguente perdita di consenso e
delle cariche di governo. Per questa ragione, i sistemi di gestione del rischio
politico dovrebbero cercare di rilevare e prevenire nel modo più efficace
possibile le condotte illecite.
Un altro esempio di eventi EP(+,-), sono le
politiche di governo sbilanciate verso l’austerità e il pareggio di bilancio, a
discapito degli investimenti e dei provvedimenti per la crescita. Tali
politiche, se consentono una riduzione del debito pubblico, rischiano di
deprimere l’economia, sottrarre risorse alle famiglie, generare tensioni
sociali.
3.6 A
cosa serve tutto questo?
Veramente tutta l’architettura teorica del sistema
di gestione proposta nel capitolo 2 (con i suoi principi, le sue strutture, i
suoi processi) può essere utile per risolvere la crisi della politica, favorendo scelte di governo efficaci ed
arginare la perdita di consenso dei
partiti e la disaffezione dell’opinione pubblica per la politica? E se sì, in
quale modo?
La risposta è, a mio parere, affermativa. Come
abbiamo visto, l’attuale crisi del sistema politico deriva in parte da scelte e
comportamenti sbagliati, attuati dai politici e dai partiti: pessima selezione
dei candidati, commissione di reati, rapporti con la criminalità organizzata,
ecc … Ma la crisi non può essere spiegata solo riconducendola alle colpe dei
singoli. Come abbiamo visto, le organizzazioni politiche soffrono di una crisi dei valori, ma questi valori erano matrici di produzione del consenso e delle
scelte politiche, una sorta di terreno
condiviso in cui le organizzazioni politiche dialogavano con una società
strutturata in gruppi economici e sociali dai bisogni ben definiti e spesso in
opposizione fra loro. Una società che
non esiste più: al suo posto, è emerso un aggregato fluido di differenze e diritti individuali, una nuova società sempre più disunita,
disorganica, intellegibile.
Questo aggregato
non è, di per sé, migliore o peggiore del tipo di società che lo ha preceduto:
ciascuno di noi vive in questo aggregato, e in esso lavora, ama, stringe
amicizie, si associa o mette su famiglia. Quindi, esso non è incompatibile con i bisogni sociali
dell’uomo: semplicemente, li soddisfa in modo differente. Tuttavia, è difficile
(ed io credo impossibile) proporre ed imporre a questa nuova società un nuovo mondo di valori condivisi, con i quali la
politica possa uscire dalla propria crisi (che oggi sta innescando anche una
crisi dell’idea stessa di democrazia).
Gli unici valori che si possono imporre (e che già si sono imposti, con
scarsi esiti, se non tragici), sono l’individualismo
e l’integralismo di matrice
religiosa: il primo ribadisce il diritto di ogni singolo alla tutela dei propri
interessi e dei propri diritti, il secondo, invece, nega i diritti e gli
interessi dei singoli, in nome della fede in una entità non umana (cioè Dio).
Date queste premesse, non è conveniente sperare di
affrontare la crisi della politica imponendo nuovi valori. I valori sono solo
la premessa dell’impegno politico (lo
precedono, nel senso che io posso credere in qualcosa, ma non è detto che
debba, per questo impegnarmi in politica); mentre il senso dell’impegno politico risiede nella volontà di promuovere i propri valori, cercare il consenso, attuare
scelte di governo per il bene comune. In sintesi, la premessa della politica
sono i valori, ma il senso della
politica è conseguire obiettivi di consenso e di governo.
In effetti, una politica priva di senso è forse peggio di una politica senza valori, come i recenti fatti di cronaca ci dimostrano. Mi
sembra che l’attuale classe politica (mi riferisco alle recenti vicende della
Regione Lazio e della Regione Lombardia, ma anche allo scandaloso “calvario
parlamentare” riservato al ddl anticorruzione) sia soprattutto inconsapevole del proprio mandato: non
governa per la cosa pubblica, ma per i propri interessi, e non capisce più che la politica muore quando diventa
impresentabile, indifendibile, immeritevole del consenso popolare.
I sistemi di gestione che ho proposto sono uno
strumento per ottimizzare gli obiettivi di consenso e di governo, e quindi un
modo per recuperare il senso della
politica. Per aumentare la consapevolezza dei rischi associati all’illegalità e
all’inerzia di governo.
CONTINUA A LEGGERE:
Scritto da Andrea Ferrarini (Consulente Modelli
Organizzativi ex d.lgs 231/2001)
cell. 3472728727 - andreaferrarini@inwind.it
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